Attraverso i pensieri e le azioni di un uomo solo, Aksentij Ivanov Popriscin, che scrive un diario di fatti e date impossibili, lo spettacolo traccia un percorso in cui le comiche nevrosi di un piccolo funzionario statale, che si snodano sulla scena, rivelano in un crudele finale il dramma della solitudine e della follia.
Alcune parole di Tommaso Landolfi, a proposito de I racconti di Pietroburgo crediamo si sposino bene con lo spettacolo così come è stato concepito e realizzato: “[…] Se il lettore - o lo spettatore - saprà vincere il senso di squallore e di noia, di ribrezzo persino, che (ad onta d'un frequente tono umoristico) esse - le composizioni - inducono nell'animo, ne sarà, crediamo, largamente ricompensato. Il loro spaventoso valore testimoniale e psicologico potrà essergli di qualche edificazione. Ma soprattutto il suo spirito resterà arricchito, osiamo dire, d'una nuova dimensione. Poiché in compenso della realtà e del commercio umani che perennemente dovevano sfuggirgli, fu a Gogol' concessa altra, più terribile ma ugualmente plausibile realtà: quella dei morti e dei fantasmi. Questi suoi personaggi immersi in una luce crepuscolare, lividi o torvi, amorfi talvolta o difformi, vagano tuttavia ormai per il mondo, né il mondo saprebbe ignorarli. […].”
Grottesco, realistico e fantastico. Una creazione riuscita, matura e personalissima, di Andrea Lanza, interpretata dal giovane, bravissimo Ture Magro, impegnato per quasi due ore in una straordinaria performance d’attore. Scene, musiche, luci e costumi evocano per lo spettatore un mondo fantastico e terribile, colorato e cupo.
Seen through the thoughts and actions of a single man, Aksentij Ivanov Popriscin, who writes a diary of impossible facts and dates, the play traces a path in which the comical neurotic fits of a low-ranking civil servant unravel on stage, revealing in a cruel finale the drama of solitude and madness.
Scenes, music, lights and costumes lead the audience into a colourful yet dark, fantastic, and terrible world.